Le vendite nel punto fisico

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Nel 2018 i negozi italiani hanno registrato 1 miliardo e 200 milioni di € di vendite in meno rispetto al 2017 registrando la flessione peggiore negli ultimi cinque anni; un crollo che ha portato circa 30 mila negozi indipendenti ad abbassare la saracinesca.

È questa la situazione che emerge da un’analisi condotta da Confesercenti, che mostra come la caduta registrata dai negozi nell’ultimo anno è stata la più forte dal 2013, all’apice della recessione dei consumi che ha colpito il nostro Paese.

Una crisi da cui, pare, la maggior parte dei negozi ancora non è uscita, registrando risultati lievemente sopra lo zero per le vendite sono nel biennio 2015-2016, tornando già in negativo nel 2017.

La frenata non riguarda solo i piccoli negozi ma anche la grande distribuzione organizzata, dove le vendite sono cresciute di appena lo 0,5%, in forte arretramento rispetto al +2,3% segnato lo scorso anno.

Il calo delle vendite ha colpito tutti i comparti merceologici, ma a segnare la flessione più rilevante è il commercio di calzature, articoli in pelle e da viaggio, che passa dal +2,6% del 2017 al -2,7% di quest’anno, seguito dall’abbigliamento, che cala da +1% a -1,9%.

FONTE: Confesercenti

“Le vendite stanno rallentando in maniera preoccupante in tutta Europa, ma l’Italia è quella che ha subito la frenata peggiore – commenta la Presidente di Confesercenti Patrizia De Luise – A questo punto l’auspicio è che le misure annunciate per il rilancio del mercato interno e dei consumi vengano introdotte velocemente e che la manovra mirata alla crescita porti i suoi frutti. Serve più spesa produttiva, sul lavoro e sulle infrastrutture, e meno spesa improduttiva con l’obiettivo finale di ridurre la zavorra fiscale perchè abbassare le tasse rimane la via maestra per ridare fiducia e forza alle imprese”.

Ad oggi, tuttavia, restano solo altre previsioni pessimistiche come quelle di UBS secondo cui, nel 2026, potremmo dire addio al retail tradizionale.

Il motivo sarà un’apocalisse per circa 75.000 negozi (di cui 21.000 solo nel settore abbigliamento) che chiuderanno entro quella data, quando lo shopping online dovrebbe raggiungere il 25% delle vendite al dettaglio.

Ecco perchè, da qualche anno, anche in Italia si parla di Retail Apocalypse, la cui causa principale è imputabile al cambiamento nel modo di vivere e di spendere da parte delle nuove generazioni.

Tuttavia, è bene ricordare che, seppure nel settore retail la distribuzione online cresce più velocemente della sua controparte reale, secondo i dati del Politecnico di Milano, il negozio fisico continua a totalizzare oltre il 90% delle vendite mentre il peso dell’e-commerce sul totale degli acquisti retail è solo il 6.5%, con le stime che dicono che a livello globale la percentuale sia destinata a scendere all’80% entro il 2025.

Questi dati dimostrano che nel retail il negozio ha ancora carte da giocare.

Per invertire il trend negativo, dunque, l’obiettivo è far coesistere strategie offline e online, puntando su un’innovazione sia tecnologica sia di processo, a cui devono sommarsi iniziative orientate al cliente.

Il digitale, in questo senso, può essere un ottimo alleato per il negozio fashion retail, che deve essere in grado di sfruttarne le peculiarità.

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